Salina (Isole Eolie)
Una felice esperienza formativaAlle ore 7:00 del 10 settembre 2005 i docenti dell’Anisn, partecipanti al seminario di studi sul tema “Contenuti naturalistici e culturali nei percorsi di educazione ambientale: il sistema integrato di Salina”, si ritrovano all’imbarcadero dell’aliscafo che da Messina li condurrà a Salina. Il giorno si preannuncia poco soleggiato, una fitta foschia impedisce di cogliere il confine tra cielo e mare. Il viaggio risulta tuttavia tranquillo, il mare culla dolcemente i passeggeri, che possono assopirsi o chiacchierare piacevolmente. Dopo un breve scalo a Stromboli, ecco presentarsi Salina, che nell’ambito dell’arcipelago eoliano occupa il secondo posto per estensione e per numero di abitanti e il primo posto per quanto concerne la fertilità del suolo. Un pallido sole illumina l’isola, l’aria è tersa, dei turisti affollano il molo, tutto intorno si coglie un’atmosfera serena. Dopo una frugale colazione e la sistemazione nelle camere nella frazione di Lingua, siamo pronti per il percorso guidato nella R.N.O. “Le montagne delle Felci e dei Porri”. Ci si raduna presso l’area portuale di S. Marina, dove incontriamo i relatori, gli esperti, le guide e altri docenti, che si sono uniti per l’interesse che l’iniziativa ha suscitato. Il pullman percorre una strada provinciale costiera, che permette di ammirare le bellezze naturali, come le pareti verticali di piroclastici pomicee, e raggiunge il comune di Malfa, fino alla località Semaforo. Qui, scesi dal pullman, possiamo osservare uno spettacolo splendido: il cratere di Pollara e lo scoglio Faraglione. Il prof. Pierluigi Rossi, direttore del Dipartimento di Scienze della Terra, presso l’Università degli Studi di Bologna, ci illustra l’attività vulcanica dell’isola. Inizia quindi l’escursione sul Monte dei Porri (860 m), di circa 7,5 km, che da Serra Pollara ci condurrà a Valle Spina nel comune di Leni. La montagna appare piuttosto minacciosa, delle nubi nascondono la cima, il cielo è grigio e la pioggia sembra imminente. La salita, dopo 400 metri, si prospetta faticosa a causa dell’umidità che caratterizza le pendici di questo monte, che, come il Monte Fossa delle Felci (962 m), conserva una forma conica perfetta. La vegetazione è ricca e fitta e le piccole soste non servono solo a recuperare le forze per proseguire, ma ad ammirare la tipica macchia mediterranea o i corbezzoli. Nella lunga fila di escursionisti che si inerpicano sul monte cominciano a sentirsi le prime lamentele sulla difficoltà del percorso, definito “facile”. Passati i momenti di sconforto, ecco che lo scenario che si apre ai nostri occhi è talmente bello da far dimenticare ogni cosa. I puntuali chiarimenti sia del prof. Rossi che del dott. Salvo Pasta, botanico, danno modo di conoscere questo habitat così particolare. La sera ci ritroviamo a Rinella, per un momento di confronto e per un bilancio della giornata, che appare estremamente positivo, quindi al ristorante. La brezza marina è fresca e piacevole, una musica si mescola ai discorsi, la stanchezza è ormai sparita e la gustosa cena a base di pesce spada, annaffiata da un leggero vinello, rinfranca il nostro spirito. Il giorno dopo, appena svegli, non possiamo non ammirare il paesaggio illuminato da un caldo sole, il mare è di un intenso azzurro. Dopo una veloce colazione, una passeggiata lungo il molo è naturale, in attesa di compiere il periplo dell’isola. L’imbarcazione arriva alle ore 11:00. Saliti a bordo, cominciamo il percorso e subito ci ritroviamo a Punta Lingua, nell’estremità orientale dell’isola, dopo scorgiamo un pantano un tempo adibito a salina (da qui l’attuale denominazione dell’isola). Il mare è calmo, l’imbarcazione solca le onde lievemente, a prua si sollevano spruzzi di spuma bianchissima, seduti o distesi assaporiamo il calore dei raggi solari. Durante la navigazione gli esperti evidenziano e ci aiutano ad osservare meglio i particolari aspetti geologici e biologici che, a prima vista potrebbero passare inosservati, ma che invece aiutano a definire meglio quel meraviglioso quadro della natura. Giunti a Punta Faro i motori si fermano per il pranzo (i calamari sono squisiti, anche se un po’ saporiti… non poteva essere altrimenti a Salina). Da questo punto riusciamo a scorgere la cima dell’Etna. Il viaggio continua ad offrire colpi d’occhio incredibili per le sue coste alte, solenni, per le piccole spiaggette, i centri abitati, dalle tipiche casette bianche, adagiati lungo il mare o a mezza costa e naturalmente è possibile osservare meglio, nel suo insieme, la vegetazione dell’isola, che è molto varia: elci, pioppi, castagni sulle alte pendici; sulle medie e basse pendici, spesso terrazzate, sono presenti frutteti, vigneti, uliveti, cespugli di capperi e fichi d’India. Dopo ci ritroviamo al molo di Lingua per un momento di studio, di domande, ipotesi e ulteriori spunti di ricerca geologica e di riflessioni sull’esperienza vissuta, che continua a mantenere, anche in questa seconda giornata, le aspettative di ognuno.
|
||